Musei

Ultima modifica 2 aprile 2023

Museo del Contadino e del Pastore
di Vincenzo MULE'

Il museo è stato creato nel 1998 da Vincenzo Mulè e propone la raccolta di attrezzi agro-pastorali assemblati concettualmente appartenenti alla famiglia Mulè (NTURRI di Caltabellotta): la stalla, la zappatura, l’aratura e la semina, la mietitura, l’aia e il raccolto, il grano, la farina e il pane, il focolare e la mensa, l’acqua, l’olio, il vino, il trasporto, la mungitura, il caseificio del pastore. È ospitato in una parte del complesso delle Grandi Grotte Sicane. All’inizio le grotte furono probabilmente la reggia di montagna del re-pastore Cocalo durante la transumanza stagionale del bestiame; in seguito sono stati usati dagli schiavi ribelli della II Guerra Servile e da comunità religiose in epoca cristiana. Negli ultimi tempi erano adibite a stalle per gli animali oltre che a nascondiglio per banditi e ricercati.


Palazzo Signorile
di Giuseppe RIZZUTI

Il Palazzo della Signoria dalla maggior parte dei caltabellottesi è conosciuto come il Carcere Vecchio, a causa del suo penultimo tristissimo utilizzo. Oggi ne è stato ultimato il restauro architettonico e ben presto se ne avrà un duplice riuso funzionale: come Museo Civico e come Sede di Rappresentanza Municipale.
La struttura sorge nel cuore del centro storico di Caltabellotta, su quella via Matrice che permette di raggiungere dalla piazza Umberto I la zona alta della cittadina montana chiamata Terra Vecchia, ricca di monumenti, di storia e di leggende.
Non sappiamo se la struttura sia stata adibita a carcere fin dalla sua fondazione. Probabilmente no. Sicuramente lo è stata dall’Unità d’Italia fino agli inizi del Novecento.
L’istituzione di una struttura carceraria a Caltabellotta si può fare risalire con buona probabilità all'epoca della dominazione spagnola in Sicilia, quando le carceri avevano, per i dominatori, un’estrema importanza. Sotto questo aspetto e al di là del notevole valore architettonico, il “carcere vecchio” ha un valore altamente simbolico in quanto ha rappresentato per secoli il segno del potere dell’oppressore prima e quello dello Stato autoritario dopo.
Cessatone l’uso carcerario, questo complesso architettonico è stato utilizzato come sede del Littorio. Due lapidi marmoree ritrovate all’interno della struttura durante i lavori di restauro ne ricordano tale uso. Dal dopoguerra ad oggi è stato utilizzato parzialmente come deposito comunale e, a causa di una mancata manutenzione ordinaria, era caduto nell’incuria e nell’abbandono.
Dal punto di vista architettonico la semplicità della sua facciata principale evidenzia le connotazioni cinque/seicentesche, anche se alcuni brani di muratura del piano terra lasciano trasparire la presenza di strutture murarie precedenti. Quattro grosse paraste in pietra locale scandiscono con ritmo severo, l’alternanza dei pieni e dei vuoti, fra elementi portanti e bucature. Il piano terra è formato da un vano d’ingresso voltato, inframmezzato ad altri due vani laterali con accesso autonomo sempre dalla via Matrice, e che immette in un atrio scoperto da cui si diparte una scala in pietra a tre rampe avente funzione di disimpegno per le varie parti del fabbricato.
Il primo piano è composto da altrettanti vani prospicienti sulla via Matrice, mentre la restante parte del piano si allarga verso nord (sui vani terrani ex interrati) con ambienti ampi e spaziosi, a cui si può accedere da un secondo ingresso posteriore attraverso l’apertura di una vecchia strada di accesso laterale occultata da mezzo secolo e che ha fatto riemergere, data l’orografia dei luoghi, tutto il piano terra della struttura, migliorandone la visibilità dall’esterno.
Questo permetterà un più facile utilizzo dei locali nel prossimo futuro, quando a seguito del restauro diventerà, per come già detto, Museo Civico, struttura mancante a Caltabellotta specie per una comunità che vuole avere un futuro turistico.
Ora dopo diversi lustri di abbandono, questo complesso architettonico tornerà ad assumere per Caltabellotta un ruolo molto importante, adesso però pacifico e tranquillo e potrà essere visitato, ove lo si desideri, … senza alcuna costrizione.
La creazione di un Museo Civico, infatti, può costituire per la “Città della Pace” un utile volano per un suo auspicabile decollo turistico di un centro che con la sua storia millenaria, con le sue emergenze architettoniche, con le sue bellezze paesaggistiche, ambientali e naturalistiche ha tutte le carte in regola per poterlo ottenere.


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